immagine La tosse dei canili nel cane: cos’è e come curarla

La tosse dei canili nel cane: cos’è e come curarla

Le malattie infettive dei cani sono molte, alcune delle quali sono più lievi, altre più pericolose.

Quando abbiamo a che fare con un patogeno che, da solo, è in grado di fare un sacco di danni (penso al cimurro) dobbiamo mettere in atto una strategia che consenta di sconfiggerlo.

Ma quando a causare una malattia non è un solo patogeno ma tanti diversi, uniti tutti insieme, ecco che le cose si complicano: un esempio di questa situazione è la tosse dei canili.

Che cos’è

La tosse dei canili è, più che una malattia, una sindrome, perché si manifesta in modi e gradi di gravità molto diversi tra loro, e soprattutto non è causata da un solo microrganismo, ma da tanti e molto vari.

Immaginate di essere su un ring e di dover fronteggiare un avversario di boxe: probabilmente ci riuscireste. Fronteggiare invece, in contemporanea, un avversario di boxe, uno di karate, uno di judo, uno di lotta greco-romana... Sarebbe complicato, anche se questi avversari presi singolarmente non sono dei grandi lottatori.

La tosse dei canili è causata da una serie di microrganismi che colpiscono tutti l’apparato respiratorio. Tra questi troviamo il virus della parainfluenza canina, il virus della laringotracheite infettiva del cane, il virus dell’epatite infettiva (che causa anche problemi respiratori), ma anche batteri come pasteurelle, bordetelle e pseudomonas. Un trattato di medicina in un solo cane, insomma.

Come dicevamo, questi patogeni non sono granché potenti, specie se i cani sono vaccinati, e le normali terapie veterinarie possono sconfiggerli tutti abbastanza tranquillamente; il problema è che fanno danni solo quando c’è del sovraffollamento: da qui il nome della malattia, che si presenta spesso e volentieri nei canili.

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La trasmissione avviene per via aerea, tramite le particelle espulse quando i cani tossiscono. È difficile da eliminare perché mentre un cane, magari, è già guarito, un altro ancora non lo è e il secondo infetta nuovamente il primo, che sarà di nuovo colpito dalla tosse. In questa situazione è difficile debellare completamente la malattia.

Che cosa fa

Essenzialmente, la tosse dei canili provoca la tosse, poco di più. La tosse può avere tantissime cause, ma se tanti cani, magari in un allevamento o in un posto in cui vivono insieme (non il parco pubblico, i cani passano lì troppo poco tempo per contrarre questa malattia) presentano tosse secca, molto probabilmente hanno contratto questa sindrome.

I microrganismi in generale danneggiano la mucosa respiratoria, e creano irritazione (da qui viene la tosse); è un fastidio abbastanza intenso, ma difficilmente ci sono complicazioni fin quando si cerca di tenere la malattia sotto controllo, anche se qualche cane potrebbe avere la febbre e stare un po’ peggio degli altri.

Come si cura e si previene

Come dicevamo prima, la tosse dei canili è facilmente curabile da un veterinario, e se uno di questi cani venisse adottato, quindi separato dagli altri, sarebbe sufficiente una settimana di antibiotici per distruggere i batteri, migliorare lo stato generale del cane e farlo riprendere in modo che l’organismo riesca a sconfiggere anche i virus.

Se abbiamo tanti cani (ad esempio, un cacciatore) che passano molte ore in un posto stretto e affollato, l’unico rimedio per curare questa situazione è quello di ridurre il sovraffollamento, ancora prima di iniziare la terapia veterinaria; in caso contrario, infatti, ci troveremmo nella stessa situazione che abbiamo indicato poco fa.

Per quanto riguarda la prevenzione, se avete un solo cane, o due cani, e li fate vivere in casa, non ci sono problemi: il loro stato immunitario è troppo buono per poter contrarre questa sindrome, anche se per un paio d’ore al giorno giocano e passano del tempo con un cane che ne è affetto.

Se, invece, vi trovate in una situazione i cui avete molti cani che stanno insieme, cercate di farli uscire dagli stanzini dove dormono svariate ore al giorno, cercate di non metterne più di 2 o 3 nella stessa stanza, così che i contatti tra essi siano limitati, e soprattutto lasciate in isolamento i nuovi cani che arrivano, per essere sicuri che non possano trasmettere la malattia agli altri.

La tosse dei canili non è mortale, assolutamente, ma è una situazione decisamente fastidiosa per i cani e anche per chi sta loro intorno, che spesso e volentieri non saprà più dove sbattere la testa per cercare di eliminare questa fastidiosa sindrome.

immagine La setticemia nel cane e nel gatto: quando il sangue del nostro animale è infetto

La setticemia nel cane e nel gatto: quando il sangue del nostro animale è infetto

Tra le tante malattie a cui i nostri animali domestici possono andare incontro, una delle peggiori in assoluto è la setticemia.

È una situazione gravissima, che può portare a morte nel giro di poco tempo, ed è per questo che, per un proprietario, è molto importante saperne riconoscere i sintomi e agire quanto prima, nel caso ci rendessimo conto che ci sia qualcosa che non va in questo senso.

Che cos’è

La setticemia è l’infezione del sangue da parte dei batteri. Per parlare di setticemia, però, bisogna che di questi microrganismi ce ne siano veramente tanti, e che riescano in pratica a sopraffare o comunque ad eguagliare numericamente le cellule “buone”, quelle del sistema immunitario dell’animale.

Come dire che se tre persone cercano di entrare in una base militare con le armi non si può parlare di “guerra”.

Quando ci tagliamo, i sangue entra in contatto con l’ambiente esterno e i batteri presenti sulla nostra pelle, piuttosto che sulla lama che ci ha tagliato entrano nel sangue, ma sono così pochi che vengono subito fermati dal nostro sistema difensivo. Nei nostri animali le cose funzionano in modo identico al nostro.

La setticemia, l’infezione del sangue, è una situazione in cui di batteri ce ne sono tantissimi, e questo accade perché hanno avuto il tempo e la possibilità di moltiplicarsi prima di entrare nel sangue. Proprio per il fattore “tempo”, l’avere o il prevenire questa situazione spesso e volentieri è conseguenza diretta del comportamento del proprietario.

Come compare la setticemia

La comparsa di una situazione così grave è dovuta alla presenza di infezioni che erano già presenti nell’organismo, da qualche parte. A volte sono asintomatiche, cioè il cane o il gatto sembra stare bene, ma è difficile: di solito ci accorgiamo che c’è qualcosa che non va.

Tutto potrebbe partire da un’infezione vescicale, oppure un’infezione uterina come la piometra, piuttosto che una ferita che viene trascurata.

I microrganismi presenti in questi punti fanno danni ed estraggono del nutrimento, e così si moltiplicano; le difese dell’organismo cercano di limitarli come possono, soprattutto dall’entrare nel sangue, ma possono fare poco fuori dal sangue stesso.

Facciamo un esempio visivo per capire meglio questa situazione: in città apre un nuovo supermercato, in cui tutti vogliono andare. Non apre fino alle otto, ma già dalle cinque la mattina le persone iniziano ad accumularsi davanti all’ingresso, e a spingere. La sicurezza, numericamente inferiore, può solo prevenire il fatto che le persone entrino dalla porta, ma non può fare molto contro tutta la massa di persone che si trova fuori.

La situazione nelle infezioni è simile: tanti batteri nell’organo, o nella ferita, infetti, che “spingono” per entrare nel sangue. Spingono, spingono, finché le difese del corpo non resistono più e collassano. È a questo punto che i microrganismi entrano in massa nel sangue.

Il loro numero è immenso, dopo che per tanto tempo, oltre a spingere, si sono moltiplicati, e il corpo a quel punto non può far niente contro di loro, il sistema difensivo è compromesso.

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La conseguenza più grave è lo shock settico, in cui la presenza dei batteri altera la circolazione del sangue, e il cuore non ce la fa più a spingere il sangue agli organi vitali. A questo punto, senza un’aiuto esterno (veterinario) non si sopravvive.

Come prevenire questa situazione

Fortunatamente, è difficile che gli animali arrivino ad avere questa situazione. Può succedere se un cane si perde nel bosco e non viene trovato da nessuno, magari si ferisce e la ferita si infetta.

Per quanto riguarda gli animali domestici, si può arrivare a questa situazione solo se l’animale aveva un’infezione che non è stata trattata in nessun modo.

Se vediamo che il cane o il fatto stanno male, sono abbattuti, hanno la febbre (ricordiamo sempre che uno stato del genere non è mai improvviso, ma è preceduto da malessere per diversi giorni); se hanno un’infezione urinaria perderanno sangue con la pipì, se c’è una ferita si vede: l’importante è portare l’animale a fare una visita quando sta male, e non lasciar perdere la situazione convinti che poi gli passerà, perché se non si da un aiuto materiale (antibiotici) non è detto che l’organismo ce la faccia ad evitare la situazione con le sue sole forze.

Un appunto finale: se avete letto questo articolo, sicuramente tenete al vostro animale abbastanza da evitare situazioni del genere.

Pensate sempre, però, che non tutti i proprietari sono come voi, e molti lasciano perdere la situazione fin quando il cane non avrà sintomi gravissimi come lo svenimento o le crisi convulsive: a questo punto in cui non si può fare quasi più nulla vanno dal veterinario dicendo “stamattina non aveva nulla” (mentre era tramortito da una settimana...).

Se vedete un cane o un gatto, non vostro, che sta male, non si muove, segue malvolentieri il proprietario (sintomi di “abbattimento”), consigliate al proprietario di portarlo ad una visita, spiegandogli le gravi conseguenze a cui può andare incontro.

Fate “un po’ i veterinari” anche voi, in questi casi, perché potreste addirittura salvare voi stessi la vita di un cane o un gatto, semplicemente con le vostre parole.

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Perché il cane o il gatto si gratta le orecchie e scuote la testa

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Problemi dentali: cosa fare se l’animale ha mal di denti

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L’insufficienza renale cronica: come riconoscerla e salvare la vita al cane o al gatto

I reni sono tra gli organi più importanti dell’organismo. Generalmente non li consideriamo, e quando pensiamo agli organi vitali pensiamo al cuore, o al cervello: molti non sanno che, se i reni smettono di funzionare, si muore.

Questo vale sia per noi che per i nostri animali domestici, per cui, da proprietari amorevoli quali siamo, nel cercare in ogni modo di garantire una vita serena ai nostri cani e ai nostri gatti, è importante renderci conto che i reni hanno qualcosa che non va, cosa peraltro non facile, ed agire il prima possibile.

L’insufficienza renale cronica

Il lavoro principale del rene è quello di filtrare il sangue ed eliminare in questo modo le sostanze tossiche che vengono ingerite con il cibo o che vengono create dall’organismo stesso. Quelle che si chiamano comunemente scorie.

Se il rene smettesse di funzionare all’improvviso (insufficienza renale acuta), per motivi come possono essere le infezioni renali, ce ne renderemmo conto. L’animale sta male, non mangia, ha la febbre, e chiunque lo porterebbe subito dal veterinario. Peraltro, essendo improvvisa, questa situazione è risolvibile e l’animale guarisce completamente.

Se c’è una situazione di insufficienza renale cronica, invece, non è così.

Il rene è un organo incapace di rigenerarsi, e una volta che è distrutto lo rimane, e le possibilità di salvezza sono solo la dialisi (rene artificiale) o il trapianto.

A suo favore c’è però il fatto che il rene ha una grande capacità di compensazione. Se per il 30% ha smesso di funzionare, il rimanente 70% si rimbocca le maniche e riesce a fare anche il lavoro della parte che manca. Pensate alle persone a cui manca un rene, che riescono a vivere tranquillamente con l’altro.

L’insufficienza renale cronica si presenta soprattutto negli animali anziani, perché gli stimoli che la causano devono agire per molto, molto tempo.

Alimentazione sbagliata ma non marcatamente, troppi farmaci assunti nel corso della vita, problematiche ambientali, piccole malformazioni renali, malattie infettive come la peritonite infettiva del gatto sono tra le tante cause che possono danneggiare in modo lieve il rene, ma che a lungo andare portano alla perdita della sua funzionalità.

Questa perdita all’inizio non si vede per nulla, quindi non sappiamo se ci sia o meno. Ad un certo punto iniziano a comparire dei sintomi, che sono sempre più evidenti nel giro però di molto tempo, diversi mesi.

Saperli riconoscere precocemente significa, nella maggior parte dei casi, salvare la vita al cane o al gatto, perché esiste un “punto di non ritorno” superato il quale le possibilità di sopravvivenza sono scarse.

Come riconoscere l’insufficienza renale cronica

Quando non ci sono i sintomi, ovviamente, nessuno può capire che il rene sta iniziando ad avere malfunzionamenti. Non ci riesce nemmeno il veterinario, proprio perché il rene sa compensare la perdita di funzionalità, e le analisi del sangue e delle urine risultano perfette.

Iniziamo a renderci conto che c’è qualcosa che non va quando il cane, o il gatto, inizia a bere ed urinare più del normale. E fin lì la causa potrebbe essere il caldo o l’attività fisica. Non allarmiamoci, ma iniziamo a fare attenzione a tutte le cose che diremo tra poco, specie se l’animale è anziano.

Il cane, o il gatto, inizierà progressivamente a mangiare meno.

Il rene, infatti, per il suo funzionamento normale, prima filtra e poi riassorbe perché filtra un po’ troppo. Inizialmente smette di funzionare il riassorbimento, e nelle urine finisce più acqua del normale; per questo l’animale orina orina di più (e beve di più per compensare).

Poi smette di funzionare la parte che filtra: così le sostanze tossiche rimangono nel sangue e non vengono espulse, e creano uno stato di malessere, all’inizio.

Questo stato di malessere porta, come dicevamo, a mangiare meno. Mangiando meno l’animale inizia anche a dimagrire, come conseguenza.

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Successivamente queste sostanze tossiche daranno problemi ad altri apparati: uno è lo stomaco, e l’animale vomiterà sempre più di frequente; un’altro è l’intestino, ed avremo diarrea. Poi ci sono le mucose, e l’animale presenterà delle ulcere in bocca, particolarmente evidenti quando sbadiglia, rosse e dolorose.

Da qui si arriverà ad un peggioramento piuttosto rapido, e ce ne accorgeremo perché l’alito dell’animale puzzerà di urina e perché l’animale non si muoverà quasi più, dormirà sempre. È il momento in cui i reni non funzionano quasi più, e l’animale è praticamente avvelenato da tutti i tossici che ha in circolo.

Non dobbiamo arrivare a questa situazione. Se l’animale inizia a bere di più, ogni tanto vomita, ha la diarrea a intermittenza che dopo qualche giorno se ne va, poi torna... Portiamolo dal veterinario, non rimandiamo.

A questo punto la situazione è ben evidente dalle analisi, e prima ce ne accorgiamo, prima si può iniziare una terapia. Sarà una terapia che manterrà i reni allo stato attuale, e comprenderà medicinali, movimento fisico e cambio di alimentazione. I reni non possono guarire, ma possiamo evitare che peggiorino e fare in modo che la situazione rimanga così com'è allo stato attuale.

Per renderlo possibile, la terapia deve essere portata avanti per tutta la vita: interromperla significa che il rene inizierà nuovamente a peggiorare.

L’insufficienza renale cronica è una delle cause principali di morte “per vecchiaia” di persone e animali. Renderci conto della sua presenza significa diagnosticarla, e diagnosticarla significa garantire all’animale mesi, se non anni, di vita, quando le uniche terapie funzionanti allo stato terminale, dialisi e trapianto, sono per molti proprietari impraticabili al giorno d’oggi.

immagine La leptospirosi nel cane: cos’è e come si previene

La leptospirosi nel cane: cos’è e come si previene

Una delle malattie infettive più conosciute del cane, ma anche una delle più pericolose, è la leptospirosi. In realtà non è una malattia che riguarda solo i cani perché può colpire anche noi esseri umani ma i cani, per le loro abitudini, sono più sottoposti al contagio.

Fortunatamente esistono dei vaccini per questa malattia, e anzi la leptospirosi rientra nelle cosiddette “vaccinazioni obbligatorie” per il cane, che vengono fatte sistematicamente a tutti i cuccioli.

Per alcuni cani, però, questo non è sufficiente e si richiedono pertanto dei richiami annuali. Ma andiamo a vedere più nello specifico che cos’è la leptospirosi e come si trasmette.

Che cos’è

La leptospirosi è una malattia causata da batteri del genere Leptospira, mentre le specie possono essere tante. Si tratta di microrganismi dalla forma un po’ particolare: sono allungati, si dispongono a “punto interrogativo” (?) e vivono prevalentemente in acqua.

Quando dico che vivono in acqua, non pensate di trovarle solo in qualche punto sperduto del mondo tra le scorie radioattive. L’italia è piena di leptospire.

Fiumi come il Tevere, l’Arno oppure il Po sono letteralmente brulicanti di leptospire. Non ci facciamo il bagno perché sono fiumi molto sporchi, ma se entrassimo anche solo con i piedi in acqua a Firenze, o a Roma, e avessimo un taglietto sotto il pollice avremmo altissime possibilità di prendere la leptospirosi.

Perché questi batteri possono essere presi tramite il contatto diretto con il sangue, i taglietti o le abrasioni cutanee sono un’ottima via di ingresso.

Ma difficilmente il nostro cane entra in Arno, e infatti non è il fiume ad essere il problema: sono i ratti.

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Questi animaletti vivono dappertutto, in città e in campagna. E la leptospirosi, a loro (che non si fanno problemi a bere acqua dai fiumi), non fa assolutamente nulla: si stabilisce nei loro reni senza causare problemi, per cui i ratti la lasciano praticamente dappertutto con le urine.

La situazione-tipo è questa: il ratto gira per le strade della città, uscendo dalle fogne, in una notte di pioggia. Lascia anche piccole gocce di urina nella strada, e le leptospire sopravvivono nelle pozzanghere: il giorno dopo, facciamo una passeggiata con il cane che ha un taglietto sul polpastrello, di cui non ci siamo resi conto. Mette inavvertitamente la zampa nell’acqua.

Ed ecco che arriva la leptospira.

I cani da caccia o da tartufi, che stanno molto in bosco, sono ancora più sottoposti perché ci sono moltissimi ratti, e l’acqua tende a ristagnare. Inoltre il terreno accidentato favorisce la comparsa delle piccole ferite.

Che cosa fa

Per un cane non vaccinato, questa malattia può essere mortale.

Gli organi che colpisce sono i reni e il fegato, a seconda della specie di leptospira che è stata contratta, e le conseguenze possono essere gravissime (morte in un paio di giorni senza alcuna possibilità di cura), gravi (febbre altissima, perdite di sangue, difficoltà respiratoria, disidratazione) o più leggere, che comunque possono creare danni irreversibili ai reni.

In questi casi, per provare a salvare il cane dobbiamo correre da un veterinario e fare in modo che la terapia antibiotica, oltre che quella di supporto (reidratazione, stimolanti dei reni) siano fatte il prima possibile.

Come si previene

Per quanto riguarda la leptospirosi, la cosa più importante è sicuramente la prevenzione, perché le terapie sono poco efficaci; questo non perché sia una malattia inguaribile (è conosciuta da secoli) ma per la velocità con cui i batteri danneggiano l’organismo del nostro cane e i suoi organi, specie quelli vitali.

La vaccinazione va fatta obbligatoriamente nei primi mesi di vita, mentre si possono fare dei richiami successivi. Questi vanno in base alla zona dove si vive e alle abitudini del cane: se viviamo in campagna, e magari il cane è da caccia, è bene ripetere ogni anno la vaccinazione.

Se abitiamo in città, sarà il veterinario a consigliarci come ci dobbiamo comportare, in relazione a quanto è diffusa la malattia nella nostra zona e, ovviamente, alle abitudini del nostro cane.

Il vaccino non è una medicina, ma una forma di prevenzione, per questo va fatto prima che la malattia compaia. In pratica viene iniettata una leptospira, nel sangue del cane, morta, così che non possa fare danni di alcun tipo.

Il sistema immunitario, però, vedendo un intruso lo affronterà e “preparerà le armi” qualora quell’intruso dovesse tornare. Così, se il nostro cane dovesse contrarre la leptospirosi l’organismo saprà già come combatterla e, a parte due giorni di malessere, non avrà alcuna conseguenza. Non ci sarà nemmeno bisogno del veterinario.

I richiami più o meno frequenti, invece, servono a dire all’organismo “ricordati di questo batterio, che è pericoloso” così che il sistema immunitario non si “dimentichi” di lui, che potrebbe entrare nell’organismo anche dieci anni dopo che è stato fatto il primo vaccino.

Da proprietari, non sottovalutate la leptospirosi. Fate sempre i primi vaccini, e i richiami in base al consiglio del veterinario: non dimenticatevene, nemmeno nel lungo periodo, perché non proteggere il nostro cane potrebbe diventare molto pericoloso.